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Patologie croniche e metalli

A cura di A.M.I.C.A.

Secondo diversi studi l’esposizione a metalli può essere la causa di diversa patologia croniche e andrebbero considerati nella ricerca delle cause di malattie autoimmunitarie e difficilmente spiegabili come la Sensibilità Chimica (MCS) e la Sindrome da Fatica Cronica (CFS).

La principale fonte di esposizione ai metalli sono le attivazioni e le protesi odontoiatriche e, per questo, può essere utile valutarne sia l’aspetto tossicologico (con test del chewing-gum, dosaggio dei metalli nel sangue, nelle urine e nelle feci, mineralogramma del capello) che quello immunologico (con il test di trasformazione dei linfociti LTT Melisa).

Una ricerca della clinica Northland Environmental Health della Nuova Zelanda ha analizzato 465 pazienti affetti da tossicità cronica del mercurio (CMT), rilevando che il 32,3% aveva una grave stanchezza, l’88,8% perdita della memoria, e il 27,5% depressione. E’ stata scoperta anche una correlazione tra la tossicità cronica del mercurio e il genotipo della Apo-lipoproteina E4 (p=0,001), confermata anche da uno studio su ulteriori 864 pazienti. 

La rimozione delle amalgame con appropriato trattamento ha portato ad una significativa riduzione dei sintomi nella maggior parte del campione osservato.

Due studi (2,3) della dott.ssa Vera Stejskal hanno dimostrato che il test LTT è specifico per determinare la sensibilizzazione a metalli e che questa è prevalente sia nei soggetti affetti da patologie autoimmunitarie che da Sensibilità Chimica Multipla (MCS).

Persino Math Berlin, presidente del Gruppo di lavoro dell’OMS sulla tossicità dei metalli nel 1991, nel Rapporto “Mercury in dental – fillings materials – an updated risk analysis in environmental medicine terms”, 4 conclude, dopo un’attenta rassegna della letteratura pubblicata sull’argomento dal 1997 al 2002, che “ciascun medico o dentista dovrebbe, nei casi di pazienti affetti da stati patologici non chiari e patologie autoimmunitarie, valutare se gli effetti del rilascio di mercurio dall’amalgama possa essere una causa che contribuisce ai sintomi”.

Dal punto di vista terapeutico in questi casi così come in quelli di allergia all’amalgama, la rimozione è in teoria indicata, ma con cautela. Prosegue, infatti, Berlin che “la rimozione delle otturazioni in amalgame non dovrebbe essere intrapresa se non ci sono ragioni mediche per farlo. Il motivo è che il rischio delle complicazioni legate alla rimozione possano superare quello dovuto agli effetti collaterali dell’amalgama. Tale rischio è dovuto soprattutto al fatto che l’otturazione è trapanata, cosa che può causare problemi con i denti esistenti”.

In tal senso si rimanda al protocollo di rimozione protetta dell’amalgama dentale messo a punto dal prof. Max Daunderer insieme al prof. Ottaviano Tapparo.

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