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Applicazioni cliniche dell’analisi dei metalli

Dott.ssa Georgetta e Dr. Ottaviano Tapparo
Rosenheimestr. 46 – 81669 Monaco, Germania
www.tapparo.de

Il dibattito sugli effetti dei metalli sull’organismo è ancora controverso. I metalli possono causare reazioni tossiche o allergiche. Il ruolo di certi metalli come il cadmio e il nichel nelle neoplasie è oggi accertato. Qualsiasi impianto provoca una reazione dopo essere stato installato. Ciò può avvenire come una sovrapposizione di tessuto, chiamata “integrazione” o come disfacimento del tessuto che porta ad un danno funzionale. Ancora oggi, nella maggior parte dei casi, noi ricerchiamo i batteri e non pensiamo che le reazioni possano essere causate dagli stessi metalli. In ortopedia gli impianti sono di “prossimità”, mentre nell’odontoiatria ricostruttiva c’è un contatto tra l’osso e la cavità orale; questo significa che abbiamo a che fare con impianti aperti.

Nella cavità orale c’è una presenza continua di micro-organismi, di batteri e di ossigeno. Dopo l’inserimento di un impianto la reazione del tessuto dipende anche dalle componenti rilasciate dalla corrosione, che a sua volta dipende da vari fattori: da come è prodotto l’impianto, da quanto tempo è stato innestato, dal tessuto circostante, ecc.. Perciò, è estremamente difficile scoprire una causa diretta della malattia dopo l’inserimento di metalli nel cavo orale. In Ortopedia si usa acciaio chirurgico, titanio o leghe di titanio, con o senza ricopertura o superficie trattata. In odontoiatria si usano, spesso nella stessa cavità orale, amalgama e leghe non preziose, semi preziose e preziose.

Perciò, nella nostra opinione, non possiamo usare come parametro di valutazione la dose massima di esposizione nei lavoratori o la dose letale nel modello animale, come spesso discusso nel dibattito sull’amalgama. Il primo parametro ha a che fare con lavoratori sani (un periodo di contatto con la sostanza di 5 giorni, 8 ore al giorno), il secondo con animali sani (ratti o topi che possono sintetizzare la vitamina C, un potente anti-ossidante) e mostra la dose letale che noi non troviamo mai quando lavoriamo sui metalli dentali. Nella tossicità acuta abbiamo parametri diagnostici e protocolli di trattamento mentre nella tossicità cronica la diagnosi è molto difficile perché, dopo l’inserimento, l’organismo entra in contatto anche con altre sostanze.

L’analisi del capello (un metodo di misurazione usato oggi nei tribunali) dimostra l’assunzione di una sostanza, ma la concentrazione raramente è in correlazione con i sintomi. Il test della saliva dopo la masticazione del Chewing-gum per 10 minuti dimostra la percentuale di corrosione, ma è difficile da riprodurre. I dati sulla reale concentrazione dei metalli nei tessuti sono rari. La maggior parte degli autori si riferisce al lavoro svolto da Ciba Geygy (1979), Williams (1981) o Merian (1991). Le sostanze chelanti e l’espulsione dei loro metaboliti salvano la vita nell’intossicazione acuta, ma raramente esiste una correlazione tra la concentrazione delle sostanze chelate e i sintomi (il DMPS si usa per chelare il Hg e gli altri metalli e l’EDTA per chelare il Pb e altri metalli). Tutti questi test ci mostrano le sostanze in contatto o che sono state assimilate dal corpo. Per una diagnosi clinica ideale e terapia dovremmo conoscere la storia clinica individuale, la predisposizione genetica, l’interazione di diverse sostanze (a cui si è stati esposti), la capacità di disintossicazione, la situazione dei radicali liberi dell’organismo e la reazione immunitaria causata dai metalli.

Possiamo testare la capacità di disintossicazione del fegato, i radicali liberi e la disbiosi e l’infiammazione intestinale, ma questi test non dimostrano la reazione ad una singola sostanza.

Un altro fatto importante è che noi abbiamo a che fare con leghe di metalli e con i prodotti della loro corrosione. Questi possono essere trasformati dai neuro-organismi e così diventare più tossici della sostanza iniziale. Questi metalli metilati spesso possono oltrepassare la barriera emato-encefalica o la placenta. Per una valutazione clinica è molto importante considerare che il sistema nervoso è ricco di grassi dove queste sostanze si immagazzinano. Questo significa che abbiamo a che fare con molti disturbi nervosi che rendono difficile la diagnosi.

Nel nostro ambulatorio oggi usiamo test specifici in vitro per i metalli e per altre sostanze. Il test LTT è un test di trasformazione dei linfociti modificato che ci fornisce risultati migliori del patch test. Il test Effector è usato come test di tolleranza dei materiali che vogliamo usare in futuro. Questi test ci dimostrano la predisposizione individuale e evidenziano i danni causati dai materiali. Abbiamo osservato dei danni se c’è una reazione al materiale dell’impianto o alla lega usata per la ricostruzione superficiale. Le singole sostanze, le leghe e anche i loro prodotti della corrosione possono essere testati. Nella nostra ricerca odontoiatrica abbiamo dimostrato che ogni metallo usato nella cavità orale si deposita nei tessuti. Se si rimuovono i metalli, la concentrazione dei metalli nei tessuti scende tremendamente (i metalli che abbiamo ricercato sono Pb, Cd, Ga, Co, Au, In, Cu, Mo, Pd, Pt, Ag, Tl, Bi, Zn, Sn, Hg). I sintomi comuni e specifici correlati dai pazienti all’intolleranza o all’allergia dei metalli sono spariti dopo la rimozione dei metalli che disturbavano.

La nuova ricerca sulle radici dentali dei denti estratti dimostra la presenza di formaldeide, putrescina o cadaverina nei campioni che possono probabilmente causare problemi in pazienti con cancro, diabete o patologie cronico-degenerative. In odontoiatria queste sostanze possono portare ad infezioni o al fallimento dell’impianto se questo si trova vicino al tessuto infiammato.

Se non vogliamo fallimenti e per avere un successo prevedibilmente lungo, dobbiamo rimuovere queste sostanze che possono causare reazioni. Sosteniamo che la rimozione è indipendente dalla capacità di metabolizzare queste sostanze o eliminarle. Un trattamento con vitamine, minerali, aminoacidi, acidi grassi insaturi può dare sostegno, ma non si sostituisce alla rimozione. Il vecchio principio della tossicologia e dell’allergologia di rimuovere o di stare lontano dalla sostanza che causa la reazione è ancora valido.

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