Il marketing basato sulle profumazioni, detto anche “marketing olfattivo”, è uno dei settori in più rapida espansione dagli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Dai supermercati ai negozi di abbigliamento, dalle auto nuove fino alle farmacie, le fragranze sono diventate un elemento invisibile ma onnipresente della nostra quotidianità.
Eppure, ciò che appare come un dettaglio marginale o un semplice richiamo sensoriale nasconde conseguenze ancora poco conosciute. L’impatto di queste sostanze non riguarda soltanto la salute umana, ma coinvolge anche gli animali, gli ecosistemi acquatici e l’inquinamento atmosferico. Studi hanno dimostrato che molte fragranze sintetiche sono ormai inquinanti ubiquitari, rilevabili persino in aree desertiche disabitate.
Il profumo diventa un problema di salute
Secondo indagini internazionali condotte in Stati Uniti, Australia, Regno Unito, Germania e Svezia, una persona su tre dichiara di subire effetti negativi a seguito dell’esposizione a prodotti profumati, propri o altrui. Si tratta di un dato impressionante, soprattutto se si considerano le categorie più vulnerabili: asmatici, allergici, emicranici, soggetti ipersensibili agli odori, persone con disturbi dello spettro autistico o affette da Sensibilità Chimica Multipla (MCS).
Non bisogna dimenticare poi le cosiddette “finestre di fragilità”: gravidanza, infanzia, terza età e condizioni di salute già compromesse, momenti della vita in cui l’esposizione a sostanze volatili può diventare particolarmente rischiosa.
Farmacie: da luogo di cura a profumeria?
Un tempo la farmacia era il presidio dedicato esclusivamente ai farmaci. Oggi, invece, i reparti di cosmetica occupano scaffali sempre più ampi e la maggior parte di questi prodotti è arricchita da profumazioni sintetiche. La conseguenza è che le stesse farmacie, paradossalmente, si stanno trasformando in ambienti saturi di sostanze irritanti, a scapito proprio di coloro che dovrebbero trovarvi sollievo e assistenza.
In alcune città, come Ferrara, i cittadini hanno segnalato difficoltà di permanenza nelle farmacie comunali, dove gli espositori diffondono fragranze così intense da costringere alcune persone a uscire immediatamente. Non si tratta di semplici disagi olfattivi: i prodotti utilizzati contengono sostanze classificate come allergeniche, irritanti, persino tossiche per gli organismi acquatici.
La chimica nascosta dietro la parola “fragrance”
Uno dei problemi maggiori è la mancanza di trasparenza. Quando sulle etichette leggiamo “Parfum/Fragrance”, non sappiamo quali molecole siano state impiegate nella formula. Una profumazione può contenere decine, a volte centinaia di sostanze, protette dal segreto industriale. Solo alcune, considerate allergeniche secondo la normativa europea, devono essere obbligatoriamente dichiarate.
Sostanze come Limonene, Citral e Linalool sono riconosciute allergizzanti; BHT e Ethylhexyl Methoxycinnamate presentano potenziali rischi ambientali e sanitari; altre molecole risultano tossiche per la fauna acquatica. Non si tratta, dunque, di essenze “naturali” come fiori o frutti, bensì di composti chimici derivati dal petrolio, come confermato dalla National Academy of Sciences.
Il tema non riguarda solo il fastidio individuale. Secondo un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità del 2017, il profumo non è sinonimo di pulizia e l’uso eccessivo di deodoranti, incensi, candele e diffusori contribuisce in modo significativo all’inquinamento indoor. Lo stesso studio consiglia di limitare l’uso di detergenti aggressivi, privilegiando sostanze semplici come aceto e bicarbonato.
Le fragranze, inoltre, rientrano tra le prime cinque categorie di sostanze in grado di scatenare reazioni allergiche. Ma mentre i test allergologici classici si concentrano soprattutto sulle reazioni cutanee, molto meno indagati sono gli effetti respiratori, neurologici ed endocrinologici. Un vuoto scientifico che andrebbe colmato urgentemente.
Allergia alle fragranze in farmacia: quali soluzioni?
Alcuni paesi, come il Regno Unito, hanno introdotto misure di buon senso, separando fisicamente l’area farmaci da quella dedicata ai cosmetici. In Italia, invece, la tendenza sembra essere quella di un’omologazione sempre più spinta al modello commerciale della profumeria. Ma davvero possiamo permetterci che i luoghi destinati alla cura diventino spazi carichi di “barriere chimiche”?
Un documentario della regista Cassandra Morton, Scent Marketing: What Cost? (2018), ricorda che il 35% delle persone allergiche o sensibili alle fragranze è costretto a lasciare i negozi prima del previsto, a causa dell’aria resa irrespirabile.
La scelta dei consumatori
Il profumo non è innocuo. Anzi, è spesso una fonte invisibile di inquinamento che rischia di compromettere la salute dei più fragili e di trasformare in ostile persino uno spazio che dovrebbe essere accogliente e protettivo come la farmacia. La sfida che ci attende è culturale, scientifica e politica: riportare al centro la salute, non il marketing.
La vera forza, dunque, rimane nelle mani dei consumatori: il potere di scegliere, premiare le attività attente alla salute e abbandonare quelle che privilegiano l’estetica olfattiva a discapito del benessere collettivo.
Di Donatella Stocchi, cofondatrice di AMICA
Questo articolo è una versione sintetica di quello pubblicato sulla rivista mensile “Infoamica”