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Glifosato e rischi per la salute

Il 12 ottobre scorso gli Stati dell’Unione Europea avevano deciso di rimandare la decisione sulla proroga all’utilizzo del glifosato per ulteriori 10 anni, come proposto dalla Commissione Europea. A novembre il Comitato d’Appello dell’UE ha poi approvato l’autorizzazione, nonostante la forte contrarietà dell’opinione pubblica e la crescente evidenza dei rischi per la salute e per l’ambiente.

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato il glifosato come “probabile cancerogeno per l’uomo”. Numerosi studi condotti anche dall’Istituto Ramazzini di Bologna hanno evidenziato alterazioni endocrine, genotossiche e del microbioma intestinale in animali trattati con erbicidi a base di glifosato (GBHs), effetti che si riscontrano anche nella popolazione umana.

Di particolare rilievo è lo studio europeo SPRINT, coordinato da 28 istituti tra cui l’Istituto Ramazzini. Sono stati analizzati oltre 600 campioni di suolo, acqua, aria e polvere provenienti da aziende agricole in diversi Paesi. L’86% dei campioni conteneva residui di pesticidi, con il glifosato tra le sostanze più diffuse, anche in ambienti interni. Le aziende biologiche hanno mostrato livelli nettamente inferiori di contaminazione rispetto a quelle convenzionali.

In diversi studi epidemiologici, il glifosato è stato rilevato nelle urine fino all’80% delle persone analizzate, con valori più alti tra gli operatori agricoli. L’esposizione avviene soprattutto attraverso l’alimentazione, ma anche tramite l’aria e la polvere domestica.

Su temi di così grande importanza i cittadini hanno il diritto di ricevere informazioni chiare e indipendenti. La tutela della salute dei lavoratori e delle famiglie rurali deve essere una priorità assoluta, insieme alla protezione dell’infanzia e della gravidanza. È nell’interesse degli agricoltori, della popolazione e delle generazioni future adottare politiche realmente efficaci per ridurre l’uso di pesticidi e difendere la salute pubblica

Questa è una selezione dell’articolo scritto dalla Dott.ssa Fiorella Belpoggi, direttrice emerita dell’Istituto Ramazzini di Bologna, e pubblicato sul numero 2/2024 della rivista “Infoamica”.

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