L’uso terapeutico dei funghi, pur conosciuto da millenni nelle tradizioni orientali, ha iniziato a svilupparsi in medicina occidentale solo nel secolo scorso, rivelandosi una vera e propria miniera di potenzialità curative. I funghi combinano caratteristiche vegetali e animali, e la loro complessità biochimica li rende preziosi alleati in molte terapie, dalle malattie autoimmuni a quelle oncologiche.
Poiché i funghi assorbono facilmente sostanze dal terreno e dall’acqua, è fondamentale assicurarsi che provengano da coltivazioni controllate e prive di contaminanti.
Tra le specie più utilizzate in micoterapia spicca l’Hericium erinaceus, impiegato per sostenere il sistema nervoso e favorire la rigenerazione della mielina, utile nei disturbi neurologici come la sclerosi multipla. Le sue molecole principali, erinacine ed ericenoni, stimolano il fattore di crescita nervoso (NGF) e possiedono proprietà antiossidanti che proteggono da Alzheimer, Parkinson e SLA.
Il fungo Cordyceps sinensis è noto per la sua azione energizzante e per la capacità di aumentare la produzione di ATP, migliorando la resistenza fisica e contrastando i deficit energetici tipici delle malattie degenerative.
La Grifola frondosa (Maitake) ha invece proprietà ipoglicemizzanti, utili nel trattamento del diabete, mentre il Ganoderma lucidum (Reishi) è considerato il fungo medicinale per eccellenza: svolge un’azione immunomodulante, antinfiammatoria, epatoprotettiva e neuroprotettiva. È usato come supporto nelle patologie autoimmuni e oncologiche, spesso in sinergia con altre specie come Chaga, Shiitake e Coriolus versicolor.
Questa nuova frontiera terapeutica, poco sostenuta dall’industria farmaceutica per la scarsa redditività dei prodotti naturali, rappresenta però una risorsa di straordinario valore per la medicina integrata e preventiva.
Dott. Massimo Melelli Roia
Questa è una breve sintesi dell’articolo scritto dal Dott. Massimo Melelli Roia e pubblicato sul numero 2/2024 della rivista “Infoamica”.
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