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Studio francese sulle cause e sui meccanismi comuni della Elettrosensibilità e della Sensibilità Chimica Multipla

Da quando il Prof. Dominque Belpomme dell’ospedale universitario Parigi V, in Francia, aveva annunciato al convegno dell’IDI-AMICA di Roma del 2012 che la MCS e l’elettrosensibilità erano “due facce della stessa medaglia” (https://www.infoamica.it/ipersensibilita-elettromagnetica-e-sensibilita-chimica-multipla-due-facce-della-stessa-medaglia/), c’era grande attesa per la pubblicazione delle sue ricerche, che sono uscite finalmente nel dicembre 2015 sulla rivista Reviews on Environmental Health (Volume 30, Issue 4, Dec 2015).
Il suo studio sostiene in modo significativo il riconoscimento delle basi biologiche della elettrosensibilità (EHS) e della Sensibilità Chimica Multipla (MCS) attraverso l’identificazione di alcuni criteri clinici e di biomarcatori oggettivi per la diagnosi. Il professore ha visitato dal 2009 1216 pazienti con Elettrosensibilità e/o con MCS autoriportata e riporta le valutazioni di 727 casi dei quali 521 (71,6%) avevano ricevuto una diagnosi di Elettrosensibilità, 52 (7,2%) una diagnosi di MCS, e 154 (21,2%) una diagnosi sia di Elettrosensibilità che di MCS. Due pazienti su tre con diagnosi sia di Elettrosensibilità che di MCS erano di sesso femminile; l’età media era di 47 anni.
Secondo i clinici francesi l’infiammazione sembra essere un processo chiave prodotto dall’esposizione ai campi elettromagnetici e/o dagli agenti chimici sui tessuti e il rilascio di istamina è potenzialmente un importante mediatore dell’infiammazione. Per questo motivo hanno misurato sempre l’istamina nel sangue dei pazienti, riscontrando un aumento della stessa in circa il 40% dei casi (soprattutto quando affetti da entrambe le condizioni).
Oltre all’infiammazione cronica, anche lo stress ossidativo risulta essere un fattore chiave che contribuisce al danno e alla reattività dei pazienti. La ricerca evidenzia, infatti, che nel 28% dei casi c’era un aumento della nitrotirosina, che è un marker sia della produzione del perossinitrito (ONOO ° -) che della apertura della barriera ematoencefalica; nel 15% dei casi risultava un aumento della proteina S100B, un altro marcatore dell’apertura della barriera ematoencefalica; nel 23% dei casi erano presenti degli autoanticorpi circolanti anti-mielina, indicando che la EHS e la MCS possono essere associate ad una risposta autoimmune.
I ricercatori hanno trovato un aumento delle proteine chaperones Hsp27 e / o Hsp70 nel 33% dei pazienti, due proteine che risultano aumentate negli studi su animali esposti a campi elettromagnetici.
Dato che la maggior parte dei pazienti ha riferito insonnia e stanchezza cronica, i ricercatori hanno esaminato le percentuali di solfato 6-idrossimelatonina (6 ohm) sulla creatinina nelle urine della 24 ore e, in tutti i casi esaminati, trovandolo ridotto (<0,8). In considerazione, infine, dei sintomi auto-riferiti della Elettrosensibilità e della MCS, i ricercatori hanno anche misurato il flusso di sangue al cervello (BBF) nei lobi temporali di ciascun caso attraverso la tomosfigmografia cerebrale ad ultrasuoni pulsati, riscontrando che entrambe le patologie erano associate ad una ipoperfusione nell’area capsula interna e in quella talamica e suggerendo che il processo infiammatorio coinvolge il sistema limbico e il talamo.
In conclusione la ricerca evidenzia che sia la MCS che l’Elettrosensibilità sembrano coinvolgere l’infiammazione legata all’iper-istaminemia, allo stress ossidativo, alla risposta autoimmune, all’ipoperfusione dell’area della capsula interna e di quella talamica, all’apertura della barriera ematoencefalica e ad un deficit di disponibilità metabolica della melatonina; suggerendo anche un rischio di malattie neurodegenerative croniche.
Lo studio del Prof. Belpomme è estremamente interessante per la capacità di valutare il paziente da un punto di vista multidisciplinare attraverso diverse indagini diagnostiche. La significatività statistica delle singole alterazioni riscontrate nei pazienti, però, risulta nettamente inferiore rispetto a quella evidenziate dagli studi italiani della Dott.ssa Chiara De Luca ed altri, nei quali, per esempio, sono stati identificati biomarcatori come la catalasi che erano carenti nei pazienti nell’80% dei casi di MCS. Questo potrebbe essere dovuto semplicemente alla selezione dei pazienti, dal momento che i casi italiani erano stati selezionati attraverso una diagnosi medica di MCS realizzata con il questionario EESI prodotto dal Consenso Internazionale del 1999, mentre i casi analizzati dal Prof. Belpomme erano tutti di MCS ed Elettrosensibilità autoriportata.
Questo potrebbe significare che il questionario prodotto dal Consenso Internazionale del 1999 rappresenta ancora oggi il primo strumento utile per la diagnosi e che tutti i biomarcatori evidenziati dalle ricerche recenti sono utili fondamentalmente ad una caratterizzazione oggettiva della malattia (e al suo riconoscimento politico), ma non possono sostituirne la specificità diagnostica.

Francesca Romana Orlando
Giornalista esperta di divulgazione scientifica
Autrice del libro “Sensibilità Chimica Multipla: diagnosi, terapie e riconoscimenti”
Vice Presidente di AMICA (www.infoamica.it)

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